Non ho ammazzato, non ho rubato (Lc 12, 13-21)

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Non ho ammazzato, non ho rubato

Omelia di don Fabrizio Centofanti

Domenica 31 luglio 2016 (XVIII Domenica del Tempo Ordinario – anno C)

Dal vangelo di Luca capitolo 12, versetti 13-21
In quel tempo 13Uno della folla gli disse: “Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità”.
14Ma egli rispose: “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?”.
15E disse loro: “Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”.
16Poi disse loro una parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti?
18Farò così – disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”.
20Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”.
21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio”.

❶ Il ragionamento dell’uomo ricco è logico: ha lavorato, ha faticato, ha messo da parte una notevole quantità di beni e adesso vuole godersela. Che c’è di sbagliato in questo ragionamento?
Tuttavia, come direbbe Eugenio Montale, c’è un “anello che non tiene” (“I limoni”). Questo anello è la morte. L’UOMO RICCO si è dimenticato della morte. SI È DATO DA FARE PER ACCUMULARE UNA FORTUNA E ADESSO ARRIVA LA MORTE A ROVINARE I SUOI PROGETTI.
L’appello che ci rivolge questo brano del vangelo allora è anche per ognuno di noi.
Forse anche a noi è capitato di fare i nostri programmi e ritenere che tutto debba funzionare secondo questi programmi.
MA C’È QUALCOSA CHE SFUGGE AL NOSTRO CONTROLLO, C’È QUALCOSA DI IMPREVEDIBILE NELLA VITA.​

❷ Il ricco accumula per sé e non in vista di Dio.
Il vangelo ci spiega che non siamo padroni, proprietari della nostra vita, ma SIAMO SOLO “AMMINISTRATORI” DELLA NOSTRA VITA.
Se ci consideriamo padroni della nostra vita, cadiamo in quel peccato che i Padri della Chiesa ritenevano il più importante, quello da cui dipendono tutti gli altri: la “filautìa”, l’amore di sé.
Nell’unica preghiera che ci ha insegnato, GESÙ CI RACCOMANDA DI CHIEDERE AL PADRE CHE SIA FATTA LA SUA VOLONTÀ, non la nostra.

❸ In questo brano non si parla né di giudizio, né di inferno, ma di qualcosa che è estranea alla vita. Infatti la mentalità del ricco (che è un personaggio anonimo e dunque rappresentativo) è avulsa dalla vita vera, che è Dio.
Dio è amore e vita e abbraccia tutto, persino l’inferno, ma l’inferno non si lascia abbracciare da Dio. Dio non ha inventato l’inferno.
SIAMO NOI CHE, RIFIUTANDO L’AMORE E L’ABBRACCIO DI DIO, CI INVENTIAMO IL NOSTRO INFERNO.

❹ Questo ricco non ha commesso nessun crimine.
Quando nelle confessioni si sente dire: “Padre non ho ucciso, non ho rubato, quindi sono a posto”, si dimentica una cosa essenziale: il comandamento dell’amore: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” (Gv 13, 34). ​
S. Paolo ce lo ricorda: “Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!” (1Cor 13, 13).
ANCHE SE NOI NON ABBIAMO COMMESSO ALCUN CRIMINE NELLA NOSTRA VITA, MA NON ABBIAMO CREDUTO, SPERATO E AMATO, NON POSSIAMO RITENERCI A POSTO CON LA COSCIENZA.
Se è vero che oggi la nostra società occidentale detiene il 90 per cento delle risorse mondiali, allora forse a qualcuno abbiamo rubato.

❺ In questo vangelo c’è l’idea fissa di Luca: una Chiesa sobria, povera, per i poveri.
Quando Gesù manda i discepoli in missione dice loro: “non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.” (Lc 10, 4). Sembra impossibile, considerato che il deserto della Giudea è pieno di sassi. Ma qual era quel posto dove non si poteva entrare col bastone, con i sandali? Era il tempio.
Gesù allora ci dice che noi siamo sempre come nel tempio, cioè davanti a Dio, al suo cospetto e dunque ispirati da Dio.
Quindi I DISCEPOLI SONO PERSONE CHE CONDIVIDONO, CHE NON ACCUMULANO PER SÉ, CHE NON FANNO LA PROPRIA VOLONTÀ EGOISTICA MA LA VOLONTÀ DEL PADRE.

Chiediamo oggi al Padre, con l’intercessione di Maria che ha detto sì non alla sua volontà ma alla volontà di Dio, che sia fatta la sua volontà.

Negli Atti degli apostoli S. Paolo dice una frase che non è presente nei vangeli: “Come disse Gesù, c’è più gioia nel dare che nel ricevere”(Atti 20, 35). Chiediamo al Padre che sia così anche per noi.

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Categoria Omelie

Di fabrizio centofanti

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