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L’importanza del cerchio (Lc 21,25-28; 34-36)
Omelia di don Fabrizio Centofanti
Domenica 29 novembre 2015 (I AVVENTO – ANNO C)
Dal vangelo di Luca capitolo 21 – versetti 25-28; 34-36
25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.
34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo”.
SCHEDA DI SINTESI
❶ L’anno liturgico termina e inizia con questi vangeli un po’ inquietanti, ma che vanno compresi a fondo.
L’insegnamento fondamentale che emerge da questa pagina è quello della PREGHIERA INCESSANTE. Gesù dice di vegliare pregando; e anche S. Paolo riprende questo invito a pregare assiduamente.
Se dunque non ci sono dubbi sulla necessità della preghiera, il dubbio sorge se ci interroghiamo su che cosa sia la preghiera. Per tante persone la preghiera è la ripetizione automatica di parole. Ma questa non è la preghiera secondo il vangelo: PER IL VANGELO LA PREGHIERA È IL CONTATTO CON IL PROFONDO, PERCHÉ DIO È NEL PROFONDO DELL’IO, della nostra coscienza, della nostra stessa identità.
Nell’episodio della chiamata di Abramo la traduzione dice: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò.” (Gen 12, 1). Ma il testo ebraico originale dice qualcosa di diverso: “Va’ verso te stesso…”.
Infatti PIÙ ANDIAMO VERSO DIO, PIÙ ANDIAMO VERSO NOI STESSI, più entriamo dentro noi stessi.
Ecco allora che si capisce A COSA SERVE LA PREGHIERA: DIVENTARE SEMPRE PIÙ SE STESSI.
❷ Questi sconvolgimenti cosmici si possono interpretare in forma simbolica, dal momento che i pianeti erano gli dèi dell’antichità: dunque si parla della caduta degli idoli; e se cadono gli idoli non è una catastrofe ma una liberazione, perché finalmente appare il Dio vero e vivo.
Allora QUESTO RITORNO DI GESÙ NON È UNA MINACCIA MA, al contrario, UN MOTIVO DI CONSOLAZIONE, PERCHÉ GESÙ RITORNA A LIBERARCI OGNI VOLTA CHE CADE UN IDOLO NELLA NOSTRA VITA.
In questo periodo molta gente ha paura per le minacce del terrorismo; e questa paura spesso porta a reagire con la violenza dei bombardamenti.
MA LA SOLUZIONE NON È NELLE BOMBE, MA NELLA CADUTA DEGLI IDOLI, CIOÈ IN UNA SOCIETÀ PIÙ FRATERNA, PIÙ SOLIDALE.
❸ “Vedranno il figlio dell’uomo venire sulle nubi”.
Significa che alla fine si vedrà Gesù, cioè l’amore: ALLA FINE CIÒ CHE RESTA È SOLO L’AMORE.
L’Apocalisse, l’ultimo libro del Nuovo Testamento, non parla di catastrofi e minacce; il termina “apocalisse” significa “rivelazione”: E LA RIVELAZIONE È CHE L’AMORE È CIÒ CHE RESTA, PERCHÉ È PIÙ FORTE DELLA MORTE.
Ai discepoli di Emmaus si aprono gli occhi proprio nel momento in cui lo straniero, che era Gesù, spezza il pane; cioè nel momento della condivisione, dell’amore.
❹ La cosa più inquietante del vangelo di oggi è l’immagine del laccio che si abbatte sugli uomini. Ma che cos’è questo laccio? È l’esca, la trappola, l’inganno che il diavolo ci tende: il capitalismo, il consumismo, il potere, la ricchezza. Ecco allora che siamo invitati a fare un cammino che ci faccia abbandonare il verbo “prendere” (arraffare, strappare, rubare).
Nel Libro dei Proverbi si dice: “Come il regno dei morti e l’abisso non si saziano mai, così non si saziano mai gli occhi dell’uomo” (Pr 27, 20). E più avanti: “La sanguisuga ha due figlie: “Dammi! Dammi!”. (Pr 30, 15). La nostra società ci porta ad essere insaziabili, a possedere sempre di più, a non accontentarci mai.
Per questo DOBBIAMO COMPIERE IL CAMMINO DAL VERBO “PRENDERE” AL VERBO “DARE”.
Gesù si entusiasma quando parla del verbo “dare”: “Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”. (Lc 6, 38).
❺ Questa pagina ci fa capire che LA FEDE NON È MAI UN FATTO PRIVATO, È TUTTA L’UMANITÀ CHE NE È COINVOLTA. NON CI SI SALVA DA SOLI.
C’è un bellissimo dipinto del Beato Angelico che raffigura il “Giudizio Universale”, nel quale si vedono i dannati che precipitano ognuno per conto proprio all’inferno, mentre i beati salgono al cielo tenendosi per mano.
Don Mario Torregrossa amava molto l’immagine del cerchio, del prendersi per mano.
CI SALVIAMO SOLO SE PRENDIAMO PER MANO IL NOSTRO FRATELLO.
Chiediamo al Padre di guarire la nostra vista e di capire che l’unica cosa che dobbiamo vedere è l’amore, perché alla fine è solo questo che resta.